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Approfondimento a cura di Marco Magro, formatore AiFOS esperto di APVR
La norma UNI 11719:2018 “Guida alla scelta, all’uso e alla manutenzione degli apparecchi di protezione delle vie respiratorie, in applicazione alla UNI EN 529:2006” è diventata cogente mediante il D.Lgs. 146 del 20/12/2021. Sull’obbligatorietà di questa norma si è fatto ampie comunicazioni attraverso i vari canali di comunicazione ma ancora oggi poche aziende si sono adeguate.
Già in un altro articolo sul giornale dei Consulenti abbiamo approfondito i temi legati alla norma, in queste righe ci soffermeremo sull’appendice A contenuto nella norma: il fit test, tralasciando tutti gli altri aspetti anch’essi di fondamentale importanza che potranno essere discussi in altri articoli.
Iniziamo con specificare che il fit test, il test di adattabilità, è uno strumento per verificare l’efficacia del binomio uomo-dispositivo, infatti la protezione effettiva potrà esserci solo se è assicurata la tenuta sul visto del portatore.
Con il termine dispositivo intendiamo un facciale a tenuta: quarto di maschera, semimaschera e maschera intera e semimaschera filtrante. Ovvero dal facciale filtrante FF (P2, P2 e P3) alla maschera intera utilizzata anche con respiratore isolante.
Infatti grazie alle norme tecniche:
EN 149:2001+A1:2009 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – semimaschere filtranti contro particolato
UNI EN 137:2007 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – autorespiratori a circuito aperto
UNI EN 138:1996 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – respiratori a presa d’aria esterna
UNI EN 143:2007Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – filtri antiparticolato
UNI EN 145:2001 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – autorespiratori a circuito chiuso
UNI EN 269:1996 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – respiratori a presa d’aria esterna assistiti con motore
UNI EN 402:2004 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – Autorespiratori a circuito aperto
UNI EN 403:2005 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie per autosalvataggio
UNI EN 405:2009 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Semimaschere filtranti
UNI EN 1827:2009 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Semimaschere senza valvole di inspirazione
UNI EN 12942:2009 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Elettrorespiratori a filtro
UNI EN 13794:2004 Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Autorespiratori a circuito chiuso per la fuga
UNI EN 14593-1:2005 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – Respiratori ad aria compressa alimentati dalla linea
UNI EN 14594:2005 Apparecchi di protezione delle vie respiratorie – Respiratori ad aria compressa a flusso continuo
UNI EN 11439:2012 Autorespiratori a circuito aperta ad aria compressa a pressione positiva
abbiamo la consapevolezza che i dispositivi definiti nelle norme, sono progettati e costruiti con elevati standard e con l’obbiettivo di proteggere i portatori degli stessi da sostanze pericolose per l’omo o dalla carenza di ossigeno.
Ognuno di noi ha un corpo ed un viso con caratteristiche uniche, nessuno è uguale ad altro individuo, siamo tutti differenti per forme, dimensioni, segni particolari; come possiamo pensare che un modello specifico di un dispositivo possa andare bene a tutti i visi differenti?
Nei progetti dei dispositivi viene tenuto conto di queste differenze e attraverso appositi test si verifica che il dispositivo sia in grado di adattarsi alla maggior parte dei portatori, ma non può essere la totalità.
I facciali aderenti si basano su una buona tenuta al viso di chi li indossa. Sono disponibili sia come respiratori non alimentati e alimentati, sia come respiratori con semimaschera o maschera a pieno facciale. Le loro prestazioni, indipendente dal fatto che si tratti di respiratori non alimentati (a pressione negativa), alimentati o a flusso costante, dipendono n larga misura dalla qualità dell’adattamento del facciale al viso dell’utilizzatore.
Per questo motivo, anche in altri stati da diverso tempo, è obbligatorio effettuare il test di adattabilità del dispositivo al viso dell’utilizzatore: un metodo per verificare che la protezione sia efficace ed efficiente.
La prova di adattabilità non sostituisce la prova per il controllo dell’adattamento che deve essere eseguita prima di ogni utilizzo dell’APVR, ma permette di verificare che il facciale a tenuta si adatti al viso del soggetto.
Il test di adattamento deve essere ripetuto ogni volta che si cambia il tipo, la taglia, il modello o il materiale del dispositivo assegnato al lavoratore o ogni volta che le circostanze dell’utilizzatore cambiano e che potrebbero alterare l’adattamento del dispositivo, per esempio:
Perdita o aumento del peso;
Intervento odontoiatrico sostanziale;
Eventuali alterazioni del viso (cicatrici, nei, effetti dell’invecchiamento, ecc.) in prossimità dell’area dove aderisce il dispositivo al viso;
Piercing al viso;
Introduzione o modifica di altri dispositivi di protezione individuale (DPI) indossati sulla testa.
Nel programma di protezione delle vie respiratorie è buona norma definire quando è necessario ripetere il test di idoneità oltre ad indicare la periodicità che deve essere almeno triennale.
Il test si basa sulla valutazione della tenuta del dispositivo sul viso del portatore attraverso delle prove che simulano i movimenti che possono verificarsi durante la giornata lavorativa. Al lavoratore viene chiesto di effettuare dei movimenti, per esempio: muovere la testa lateralmente, chinarsi abbassando il busto, parlare, respirare normalmente. Se al termine della prova il test viene superato si ha la certezza che il dispositivo è idoneo al viso del lavoratore nelle condizioni di prova.
È importante sottolineare che il test deve essere effettuato prima dell’assegnazione del dispositivo protettivo in fase di scelta e selezione dell’idoneo APVR.
I metodi riportarti nella Norma UNI 11719:2018 sono quelli descritti nella ISO 16975-3:2017 che nella parte 3 descrive le modalità per effettuare i test, sono comunque accettati e validati anche le metodologie approvate dall’HSE (Operational Circular OC 282/28 – 30/4/2012 Ver.6) e OSHA (n.1910.134 App. A)
Test di idoneità qualitativa (QLFT) è un test passa/non passa basato sulla valutazione soggettiva del portatore di eventuali perdite attraverso la zona di tenuta del facciale, rilevando l’introduzione di aereosol dal sapore amaro o dolce come agente di prova. I metodi QLFT sono adatti alle semimaschere monouso e riutilizzabili; non sono adatti alle maschere a pieno facciale. Sebbene questo tipo di test si basi sulla rilevazione e sulla risposta soggettiva di chi indossa il respiratore, è fondamentale che sia somministrato da un fit tester competente nell’uso di questo metodo. Infatti se non vengono rispettati l’ordine o i tempi previsti per gli esercizi, il test è da considerarsi nullo; è anche fondamentale che il fit tester conosca i principi d’uso dell’attrezzatura, oltre alle modalità di esecuzione del test, in modo da utilizzarla correttamente e intervenire in caso di problemi come per esempio la presenza di incrostazioni sull’ugello di nebulizzazione.
I test di adattamento quantitativo (QNFT) forniscono una misura numerica della tenuta di un facciale sul viso di chi lo indossa, chiama fattore di adattamento. Questi test forniscono una misura oggettiva dell’aderenza al viso. I metodi QNFT sono adatti alle semimaschere e alle maschere a pieno facciale monouso e riutilizzabili. I metodi possono essere:
Conteggio delle particelle nell’ambiente;
Pressione negativa controllata.
Per il metodo di conteggio delle particelle, il fattore di adattamento quantitativo (QNFF) è calcolato come il rapporto delle due misurazioni delle concentrazioni di areosol:
QNFF = Co / Ci
Dove: Co è la concentrazione di areosol all’esterno – Ci è la concentrazione di areosol all’interno.
Per il metodo CNP il QNFF è calcolato come il rapporto tra la portata inspiratoria e la portata media di perdita:
QNFF =IFR / LFR
Dove: IFR è la portata inspiratoria associata alla pressione – LFR è la portata media di perdita misurata con la testa in posizione immobile al termine di ogni esercizio di prova.
Anche in questo caso chi somministra il test deve essere persona competente: deve conoscere perfettamente il funzionamento dell’attrezzatura per poter intervenire quando si presentano dei valori anomali e deve essere in grado di predisporre i dispositivi per il test, per esempio posizionare in modo corretto la sonda di campionamento all’interno del respiratore.
Di seguito una tabella riassuntiva per la selezione dei metodi di fit test applicabili:
Se non è possibile ottenere un corretto abbinamento (il fit test fallisce) è necessario effettuare il test con altro modello, marca o taglia di respiratore. Se non è possibile ottenere una corretta aderenza si deve scegliere un altro dispositivo che non si basa su una tenuta del viso per aderenza, come ad esempio un cappuccio o un elmetto.
Come accennato l’esecuzione del fit test non è da effettuare con superficialità in quanto se non eseguito correttamente l’utilizzatore potrebbe essere esposto a sostanze pericolose a causa di perdite dal facciale. È una grande responsabilità per il fit tester che certificherà l’esito della prova attraverso un documento datato e firmato con l’indicazione di tutti i parametri rilevati durante la prova e l’esito finale.
Pubblicato il: 22/03/2023
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì
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