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Il fantastico mondo delle attrezzature

Manutenzione, valutazione dei rischi, formazione: come districarsi in questa giungla? Di Lara Calanni Pileri

 

Incarico nuovo, azienda nuova, problemi nuovi.

Di solito la quantità dei problemi aumenta proporzionatamente alla consapevolezza della direzione riguardo alla gestione della sicurezza. La curva dei problemi cresce laddove il titolare ignori non solo l’81 (mi permetto di prendermi confidenza con i decreti) ma persino la 626 e si impenna laddove la sua clientela si limiti al settore privato. È, per contro, più moderata se lavora per enti pubblici, in appalto e se incontra spesso dei CSE.

La prima parte di un nuovo incarico come nuovo consulente SSL o RSPP esterno mi porta a fare una ricognizione di quanto sia stato fatto sino ad allora per tracciare un punto 0. Quando si spalancano le porte del reparto di produzione o del magazzino delle attrezzature si scoperchia il vaso di Pandora. Uno dei primi sintomi di scarsa consapevolezza è il disordine e la sporcizia in questi ambienti; poi un’attrezzatura dopo l’altra di solito mi confermano che l’unica cosa sicuramente gestita sino ad allora è stata la fase dell’approvvigionamento.

L’acquisto di un’attrezzatura nuova o, in questi anni sempre più spesso, usata e quindi “come vista e piaciuta” spesso mi pone davanti al primo problema. “Data di produzione, data di acquisto, libretto d’uso e manutenzione, registro dei controlli pregressi, targhetta d’identificazione CE” .... e già qui vorrebbero togliermi l’incarico, lo percepisco.

Il settore edile e agricolo forestale ci regalano poi tutta una serie di chicche da museo archeologico assolutamente affascinanti, a volte con un valore affettivo ed uno venale presso qualche mercatino dell’antiquariato, ma ahimè difficilmente riutilizzabili dopo che le ho messe nell’elenco delle attrezzature da rottamare o dismettere.

E allora come ci regoliamo?

Fortunatamente le regole ci sono e sono abbastanza chiare, ma è da qui che iniziano i problemi. Un parco macchine obsoleto richiede un grande investimento che non sempre si può realizzare subito; i bandi INAIL possono aiutare. Messe in chiaro le priorità, propongo una cernita di quanto disponibile e, dopo la valutazione dei rischi e l’individuazione dei DPI, mi dedico a pianificare l’informazione, la formazione e l’addestramento.

Spesso la valutazione dei rischi richiede anche i rilievi strumentali di rumore e vibrazioni ma nelle more degli esiti di questi, attuando il principio della massima cautela, procedo con le attività:

  • Informazione sui rischi correlati alla mansione.
  • Formazione generale e specifica come propedeutica e correlata al settore di lavoro ma anche alla mansione: un operaio di un ente pubblico con un parco macchine degno di un’impresa non è sicuramente collocabile in un rischio medio bensì alto.
  • Formazione e addestramento nell’uso di attrezzature, impianti e prodotti in dotazione.
  • Formazione per la gestione di emergenze ed evacuazione.

Per l’addestramento sulle attrezzature la parte più semplice è quella relativa alle attrezzature rientranti nell’accordo SR 22/02/2012 entrato in vigore il 12/3/2013. Il percorso è segnato, si avviano i lavoratori presso enti accreditati e possiamo considerare l’obbligo ottemperato.

Le cose si complicano con attrezzature extra accordo, le “Grandi Escluse” come sono state chiamate da AiFOS.

Infine, occorre gestire lo scadenziario della formazione e quindi sottoporre gli addetti all’aggiornamento periodico obbligatorio, ove indicato dalla normativa cogente, o refresh come individuato dal sistema di gestione aziendale.

Per quanto riguarda la manutenzione periodica, ordinaria o straordinaria e le verifiche periodiche, una buona procedura potrà aiutare il datore di lavoro a mantenere efficienti le sue attrezzature e a registrare le azioni effettuate anche al fine di avere le evidenze da produrre all’organo di vigilanza in caso di ispezione o di infortunio.

Tutto questo processo richiede un ciclico controllo da parte del datore di lavoro o figura da lui individuata che deve passare attraverso un’organizzazione interna puntuale e organizzata.

A seguire propongo uno schema che riassume le azioni da non trascurare:


Pubblicato il: 26/02/2021

 

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